di Antonella Petitti
Dal Piemonte lo chef Matteo Baronetto (Del Cambio – Torino) è arrivato carico di rivisitazioni, in nome di un concetto molto amato oggi: “confortevole”.
“Ed il conforto” spiega Baronetto “lo si ritrova nei nostri classici, quelli che ci fanno sentire a casa”. Così compaiono i suoi gamberetti in salsa rosa, il suo vitello tonnato, le acciughe in salsa verde, chiudendo con l’ uovo sodo che voleva essere un calamaro. Giochi ricchi di tecnica e materia prima eccellente.
“Un gioco di assonanze visive e di consistenze che ci porti a goderci un vero e proprio comfort food”, spiega. Con il suo stile perfettamente riconoscibile sottolinea l’ importanza di conoscere la storia e l’ origine dei piatti per poter dare loro una nuova veste, pur continuando a mantenere un fil rouge con i sapori e le tradizioni che conserviamo nella nostra memoria organolettica.
“E’ importante badare a entrambe le cose: qualità e quantità, oggi sono entrambi aspetti che non possono essere ignorati”, sottolinea Baronetto nel mentre prepara i suoi “nuovi” classici piemontesi.
Da veneto ha dovuto approfondire una cucina intensa e ricca di storia come quella piemontese, ma anche questa non è stata un’ incombenza fastidiosa ma uno stimolo in più in quel solco di creatività e ricerca che ha imparato alla corte di Carlo Cracco.