Un elogio alla pasta quello di Luciano Monosilio, chef del Pipero di Roma. Un giovane “provocatore” – classe 1986 -con la voglia di sperimentare. Tre assaggi di pasta, viaggi di concetto e di stile.
È partito dal passato (si fa per dire) con uno spaghetto con aglio stufato, paprika dolce affumicata ed olio evo, su cui è stato adagiato sul finire una salsa di prezzemolo e pinoli ed uova di pesce volante.
Nel secondo piatto la pasta non è più stata un nastro trasportatore del sugo, ma ingrediente al pari degli altri. Qui il fusillo è stato accompagnato da due salse ottenute con Corbarini e San Marzano, finito da una lastra di pomodoro.
A chiudere il trittico una provocazione, una riflessione sul futuro della pasta: un impasto ottenuto con l’aggiunta di insetti, in particolare grilli.
Accompagnata dalla spungola, le interiora di maiale e la confettura di lattuga di mare ha dimostrato che solo chi conosce bene la regola può infrangerla e Luciano Monosilio conosce certamente le regole della buona pasta.
Nelle sue creazioni gli accostamenti sono sempre forti e riconoscibili, “e se piace piace, altrimenti ce ne faremo una ragione”. Una conferma di un approccio che non si piega, ma guarda avanti senza tentennamenti.
di Antonella Petitti.