È l’enologo Alessandro Leoni, che segue anche la produzione dell’extravergine firmato San Salvatore 1988 – la bella azienda biologica di Peppino Pagano, diffusa tra diversi comuni dell’entroterra cilentano a ridotto di Capaccio – a raccontare la raccolta 2015, terminata da poco. «Questa è stata un’annata felice, per l’olio come per il vino, in Campania. Non è mai mancata l’acqua, il caldo è stato quello giusto tranne qualche eccesso a luglio, ma il mare vicino ne ha mitigato gli effetti. I nostri ulivi sono a Stio Cilento, nel cuore del Parco Nazionale, a circa 600 metri di altitudine ma non lontani dal mare. Questo da un lato preserva le piante dagli attacchi di mosca, che infatti non c’erano stati nemmeno lo scorso anno, dall’altro come dicevo aiuta a mitigare il caldo eccessivo. Anche per questo motivo, la raccolta è terminata solo a fine novembre e il nostro olio nuovo è stato appena imbottigliato: visto anche il packaging particolare, con la bottiglia quadrata e trasparente, l’olio deve essere ben limpido e va fatto decantare per bene».
Blend di olive provenienti da alberi secolari di Leccino, Frantoio, Moraiolo, Carboncella e Salella (varietà autoctone, queste ultime due, ma che in passato sono state spesso abbandonate in zona a favore delle altre cultivar più in auge), l’extravergine biologico di San Salvatore è un fruttato medio con note di peperone, carciofo, erba e quelle di mela quasi in controcanto. Mediamente piccante e di buona struttura, è un olio versatile che si abbina a diverse pietanze. Ma, sottolinea Leoni, il modo migliore per apprezzarne le caratteristiche è versarlo generosamente sul pane integrale a lievitazione naturale, non troppo sapido ma di carattere: così vengono accolti gli ospiti ai Tre Olivi, ristorante gourmet dell’hotel Savoy sempre di proprietà di Pagano.